mercoledì 28 agosto 2013

I ragazzi fanno grandi sogni.



Il Danubio correva lento. Nessuna resistenza. Giù verso sud. Il Sud. La nostra Casa. Qua,a sud di questa citta. Là, al sud nella nostra Terra. L’Italia. Cosa facessimo qui, nemmeno Gesù lo ricorda. Ma poco importa. I passi dei turisti li vedi diversi da quelli che ci abitano. Loro sembrano fragili e ricchi. Noi poveri e felici. Non so bene come spiegarlo. Ma è cosi. Un pomeriggio come tanti. Tardo pomeriggio. Hai poco da fare quando hai poco da spendere e del tempo da passare. La Ludo aveva il suo vestito arancio, quello di quando hai davvero freddo. Lana pesante, di quelle che scaldano anche gli organi e le ossa. Sopra un cappotto verdone. Liscio. Le gambe rannicchiate sopra il davanzale del finestrone di casa. Il più grande e con la visuale migliore. Le scale antincendio. Quelle che quando le usi hai bisogno di correre e non cadere. Di un rosso vivo e scrostato allo stesso tempo. Davano carattere alla nostra grigia palazzina comunista e lei le adorava. Una rollata di tabacco buono. Come il vestito della domenica. Stava lì. Persa nei suoi pensieri. Il freddo non le appannava la mente. Fuori. Sul pianerottolo di quelle scale carta velina, al primo gradino stava seduto Sisto. Bello vestito come un vero ometto. Se la leggeva beato .Sotto il sedere dei fogli di giornale, per non fare ghiacciare il fustagno dei suoi pantaloni. 1984. Era il libro che stava leggendo. A voce alta. Per assimilare meglio. Di tanto in tanto della cenere svolazzava. Sisto alzava lo sguardo. Nulla. Solo la sigaretta della Ludo. Nessun fastidio. Solo la speranza in una nevicata di quelle buone, un motivo romantico per patire quell’aria gelida. “Mannaggia!Ancoraaa!” Edda. Nell’altra stanza. Un misto di rabbia ,rassegnazione e dolore, al limite della comicità. La nostra lavatrice stava tirando gli ultimi respiri di una vita fatta di lavaggi e prelavaggi. La guarnizione perdeva acqua. Roba da cambiarla. Ma per ora Edda si limita a litigarci tutti i giorni, come una moglie petulante. “Le patate, cazzo. Le patate!” Un balzo della Ludo. Il mozzicone di sigaretta a mezz’aria. Per la precisione, in balia dell’aria. E Sisto in balia del mozzicone. La nonna diceva sempre che per la cucina italiana ci vuole tempo e passione. Forse è per questo che l’odore di bruciato stava per invadere tutta la casa. La Ludo si era fumata il tabacco della festa e si è giocata le patate, noi il contorno della cena. Ma c’è di peggio dicono. Sicuramente sarà cosi.

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